Le lunghissime dirette del telegiornale di La7 si sono confermate, anche nell’ultima crisi di governo, un appuntamento capace di raccontare ribalta e retroscena della politica. Aggregando molti appassionati.
Pubblichiamo di seguito un capitolo tratto da SuperTele. Come guardare la televisione, a cura di Luca Barra e Fabio Guarnaccia, quindicesimo titolo dell’omonima collana edita da minimum fax in collaborazione con Tivu. Il volume raccoglie diciannove saggi dedicati ad altrettanti programmi e protagonisti della televisione contemporanea.
Il format e la sua genesi
Maratona Mentana, su La7, è un vero e proprio appuntamento-evento tv che punteggia i momenti più significativi della vita politica e che ha innovato i linguaggi della diretta sugli eventi, coniugando approfondimento e capacità di intrattenimento. Attraverso un format che associa la lunga durata della copertura con lo stile e il linguaggio proprio del giornalista/presentatore, Enrico Mentana, è diventato negli ultimi dieci anni un elemento che caratterizza la cultura televisiva del nostro Paese: contribuendo al processo di celebrificazione dei protagonisti e costruendo una fan base fra offline e online attraverso una significativa convergenza con i linguaggi del web.
È dal 2011 che le edizioni speciali del Tg La7 condotte da Enrico Mentana accompagnano avvenimenti politici rilevanti, come elezioni, referendum, crisi istituzionali, con un formato che si ispira alle election night americane. La caratteristica del programma è di scardinare il palinsesto per trattare l’argomento come un evento mediale che accompagna i telespettatori con durate eccezionali: quello delle Europee 2019 ha coperto tre fasce orarie con 22 ore e 13 minuti, in cui Mentana, che si è concesso una pausa di sole due ore e mezza, ha coperto tre fasce orarie – la seconda serata comprensiva della notte, il daytime fino al prime time – cambiandosi tre volte l’abito e saltando anche l’appuntamento informativo del Tg delle 13.30. Utilizzando una vera e propria logica anti-televisiva, la Maratona produce continuità dove c’è frammentazione di palinsesto, lunghezza dove si privilegia velocità, costruzione dell’informazione in divenire al posto della selezione di news.
La diretta è celebrata da un ingresso di Mentana attraverso un tendaggio da bar entro un’arena in cui trovano già posto ospiti che si alterneranno scandendo la lunga durata, con una scenografia di schermi in cui si moltiplicano le finestre aperte sull’informazione provenienti da diverse reti e sui collegamenti in esterna, dove compaiono sondaggi e schede di approfondimento e da cui far apparire in controcampo altre ospitate da remoto. Il linguaggio di “Chicco” Mentana è quello del mattatore tv, che gestisce con eloquio veloce – è appellato non a caso con il termine “mitraglietta” –, con modalità scherzosa e toni diretti il rapporto con il pubblico e con gli ospiti – giornalisti, politici e commentatori dell’attualità –, ricoprendo di fatto tutti i ruoli, “Faccio l’ospite di me stesso… sto per darmi la parola”, dice durante una delle non-stop più sfiancanti. Il format di base, quella di un talk politico che commenta man mano la lenta successione di eventi, assume spesso i toni della sitcom in cui ospiti fissi e inviati, diventati mano a mano vere e proprie celebrity per il pubblico, sono pungolati dal conduttore da battute e da piccole vessazioni che sottolineano la natura pop del momento, costruendo una relazione affettiva con i telespettatori: come dice Sara Bentivegna, “con battute e angherie agli inviati a spezzare il racconto istituzionale, Mentana è divenuto il punto di congiunzione tra il palazzo e gli utenti ai quali fornisce informazioni con un linguaggio il più popolare e chiaro possibile, privo di ingessature”.
In tal senso, inviati storici come i giornalisti Alessandra Sardoni e Paolo Celata e ospiti come il direttore de l’Espresso Marco Damilano, il responsabile dell’Agenzia Giornalistica Italia Mario Sechi, il giornalista Franco Bechis o l’editorialista del Fatto Quotidiano Antonio Padellaro, diventano presenze attese da un pubblico che, orientato alla familiarità dei personaggi e dei rapporti, si presenta all’appuntamento come parte di una vera e propria fanbase del programma. Fondamentale è la figura del sondaggista, per molti anni ricoperta da Fabrizio Masia di Emg sostituito a partire dalla Maratone per le politiche del marzo 2018 da Alessandra Dragotto, direttrice di ricerca di Swg. A testimonianza della celebrificazione di figure che rappresentano vere e proprie “maschere” del palinsesto interno, Mentana ne dà l’annuncio in uno scambio di battute tra i due durante un rituale commento del sondaggio del lunedì sul Tg La7, usando un tono colloquiale e ironico che testimonia come quella di Masia sia una presenza riconosciuta e attesa per lo spettatore della tv generalista: “stiamo organizzando dei casting tra i vari personaggi di Beautiful per sostituirla, ma non ci sarà lei. Smorziamo così la commozione per questo arrivederci, non un addio. Grazie, intanto, per quello che è stato”. Tra le incursioni improvvisate, fuori campo, abbiamo più volte assistito a quelle di Diego Bianchi, in arte Zoro, conduttore dei programmi di infotainment Gazebo (Raitre, 2013-2017) e Propaganda Live (La7, dal 2017), che trattano la politica attraverso una lente che evidenzia il rapporto con il web, testimoniando così anche la forte relazione tra la Maratona e una parte del suo pubblico che è parte attiva nelle dinamiche di engagement della rete.
Infatti #maratonamentana diventa l’hashtag che caratterizza le conversazioni online nella pratica del double screen, in particolare su Twitter, durante le dirette. Sono discorsi che travalicano gli appuntamenti elettorali per accompagnare, per estensione, altri speciali condotti dal direttore, a seguire e commentare eventi che hanno il carattere di breaking news come gli attentati terroristici, i disastri o la diffusione di epidemie virali, fino al recente serale dedicato al tema Covid-19: “La #maratonamentana di sabato sera sul #coronavirusitalia ed è subito Saturday Night Fever”, scrive un utente nel flusso, mentre un altro risponde “immagino uno scenario post-apocalittico. Le tv accese nelle case vuote di città fantasma, mentre il direttore prosegue la #maratonamentana, solo per se stesso. Immortale!”.
Alle logiche di una politica che si è spettacolarizzata mostrando un suo lato sempre più pop, si associa un’informazione che si ibrida con le dinamiche dell’intrattenimento. La Maratona Mentana diventa uno spazio tangibile dell’immaginario mediale del discorso pubblico, in cui l’elettore si salda al cittadino telespettatore che usa la modalità della social television per dare visibilità alle proprie opinioni, commentare e produrre contenuti attraverso cui il pubblico diventa parte emotiva di un media event.
Questo format è l’esito più evidente dell’intreccio che esiste tra evoluzione del linguaggio giornalistico, trasformazioni della comunicazione politica e diffusione delle pratiche di rete in Italia. Si tratta di un mutamento dovuto alla mediatizzazione della politica che tiene conto di cambiamenti della relazione tra i vari attori in gioco – giornalisti, politici e pubblici – nella direzione di un rapporto sempre più diretto e disintermediato e della diffusione di logiche e abitudini partecipative nei media. Alle logiche di una politica che si è spettacolarizzata mostrando un suo lato sempre più pop, si associa un’informazione che si ibrida con le dinamiche dell’intrattenimento, così che lo “spettacolo della politica” diventa un genere da trattare attraverso i media e i loro formati. La Maratona Mentana diventa così uno spazio tangibile dell’immaginario mediale del discorso pubblico, in cui l’elettore si salda al cittadino telespettatore che usa la modalità della social television per dare visibilità alle proprie opinioni, commentare e produrre contenuti attraverso cui il pubblico diventa parte emotiva di un media event.
La saldatura con le pratiche di social television
La messa in onda del format coincide con gli anni in cui gli italiani si confrontano con le dinamiche partecipative di rete, imparando a relazionarsi in pubblico in una realtà connessa e disintermediata dalle piattaforme di social media. Da una parte sui temi della politica: è infatti del 2011 il referendum cosiddetto sull’acqua pubblica, che ha visto un contributo significativo delle conversazioni “dal basso”: “Referendum, la generazione di Facebook e Twitter si è fatta sentire”, titolava il Sole24Ore. Dall’altro su quelli di cittadinanza: nel 2012 assistiamo al collasso fra online e offline sperimentato mediaticamente dagli italiani nell’esperienza della “conversazioni connesse” sul terremoto in Emilia Romagna, primo evento catastrofico dove Twitter ha avuto un ruolo centrale nella diffusione di contenuti, testimonianze e polemiche. Fino all’esperienza delle elezioni politiche del 2013, in cui osservatori politici e giornalisti costruiscono una narrazione sulla funzione del web sociale, in particolare di Twitter, come termometro delle possibili scelte degli italiani, tanto da definirle “la prime elezioni 2.0” (Adnkronos). La “maratona” del 25 febbraio 2013 comincia alle 14:30, prima della chiusura delle urne, e si conclude due giorni dopo con la celebrazione di Mentana al programma Le invasioni barbariche, in cui Daria Bignardi lo premia con una ironica medaglia d’oro per il reale successo in termini di audience.
La formula della Maratona ha partecipato, più in generale, a familiarizzare quel pubblico italiano della politica che cerca approfondimenti in rete con le dinamiche della social television e le pratiche del double screen: seduti nel salotto di casa si alterna lo sguardo tra lo schermo tv e quello sullo smartphone in cui seguire e commentare su Twitter i contenuti che si moltiplicano usando l’hashtag #MaratonaMentana. Il rapporto tra Maratona e web si consolida nel 2015 con la creazione di una community online in occasione dell’elezione del Presidente della Repubblica (che sarà Sergio Mattarella). Come racconta il fondatore Giovanni Mercadante, in una conversazione via mail avvenuta tra il 10 e il 17 marzo:
Mentana, come sempre, in quei giorni seguiva quasi h24 l’elezione con la #maratonaQuirinale e con lui in collegamento dal Transatlantico c’era la povera Alessandra Sardoni, che per quasi una settimana fu costretta al freddo e al gelo a intervistare tutti i parlamentari tra una chiamata e l’altra delle votazioni. Al terzo giorno consecutivo, pensai: “povera Alessandra, rapita da Mentana, bisogna fare qualcosa, lanciamo un hashtag, liberiamola”. Così ho aperto la pagina [Facebook] che inizialmente si chiamava “Liberate la Sardoni da Mentana”, con tanto di hashtag #BringBackOurSardoni (che si ispirava al ben più triste caso delle liceali rapite in Nigeria da Boko Haram). Ho iniziato a popolare la pagina di video e meme che riguardavano i siparietti unici tra Mentana, Sardoni (successivamente anche Celata) e gli ospiti politici. Nonché dei problemi tecnici che da sempre hanno contraddistinto il Tg La7 (con i conseguenti blast di Chicco alla regia). Da lì ho notato che non esisteva alcun tipo di pagina e/o community dedicata alle maratone e cosi qualche tempo dopo ho deciso di cambiare il nome alla pagina in “Maratoneti di Mentana”, abbracciando così tutto il mondo degli speciali Tg La7.
Attraverso la condivisione di meme e video con i momenti topici della programmazione, una costante attività di second screen e live tweeting delle dirette fiume, la comunità dei “maratoneti” (“di età compresa tra i 18 e i 40 anni, livello culturale medio alto, tanti i giovani che vivono, lavorano e studiano all’estero”) è cresciuta esponenzialmente nel tempo all’interno di diversi ambienti connessi: sono oltre 81 mila i fan su Facebook, 10 mila su Twitter e 7 mila su Instagram, cui si aggiunge un gruppo Facebook di fedelissimi di oltre 5.500 membri. Seguendo le logiche delle comunità online che sorgono attorno a programmi televisivi o serie tv, l’interesse per il tema specifico, in questo caso l’accadimento politico, si salda alla forma di un intrattenimento fatto di meta-commento, battute goliardiche e di un più generale atteggiamento frivolo e spensierato. Si tratta di uno scambio a due vie tra trasmissione e comunità in cui si sviluppano interazioni fra i fan e i protagonisti del Tg La7: “oltre a Mentana che ci segue e che commenta i post e ci manda video (celebre quello del discorso di fine anno), tra gli altri ci sono giornalisti e tecnici del Tg che sono fan della pagina e interagiscono con noi”.
Meme e gif di un blastatore
Maratona Mentana è quindi un vero fenomeno culturale che è stato capace di attivare nei pubblici dinamiche partecipative che possiamo osservare attraverso la produzione di contenuti come i meme che sono prodotti e condivisi online e che diventano parte attiva nella promozione del programma e del lessico utilizzato dai fan e dai più generici spettatori connessi. Il più utilizzato è quello di tipo top text-bottom text (TT-BT) e usa spesso l’immagine di Mentana per rimandare alla dimensione eroica del seguire infinite maratone notturne e dare conto del senso di comunità, utilizzando come testo narrazioni della cultura pop come quelle musicali: “È notte alta e sono sveglio sei sempre tu il mio chiodo fisso” oppure “Because the night belongs to lovers. Because the night belongs to us”.
Attorno al programma si ritrova la produzione di gif che riportano in modo animato catchphrase emerse in alcuni momenti e riportano frasi di senso comune (“Mi fate lavorare gentilmente grazie”, “È un’attesa molto molto forte…”, “Ce ne faremo una ragione”), che possono essere utilizzate in contesti discorsivi diversi come forma di commento, reaction o punteggiatura emotiva. Mentana stesso ha consapevolezza di questa attitudine al diventare meme, che ha abbracciato in una trasformazione della sua comunicazione online lungo la strada del feeding the meme, letteralmente: abbracciare il meme.
Allo stesso modo attorno al programma si ritrova la produzione di gif che riportano in modo animato catchphrase emerse in alcuni momenti e riportano frasi di senso comune (“Mi fate lavorare gentilmente grazie”, “È un’attesa molto molto forte…”, “Ce ne faremo una ragione”), che possono essere utilizzate in contesti discorsivi diversi come forma di commento, reaction o punteggiatura emotiva. La capacità di contaminare la quotidianità con l’immaginario della Maratona è l’indicatore di come ci si trovi davanti a un oggetto mediale che ha saputo tracimare dai confini dello schermo televisivo per diventare parte del linguaggio comune e di un simbolico condiviso. Mentana stesso ha consapevolezza di questa attitudine al diventare meme, che ha abbracciato in una trasformazione della sua comunicazione online lungo la strada del feeding the meme, letteralmente: abbracciare il meme. È un cambiamento comportamentale nei social che lo ha portato a interagire sempre più in modo energico e scanzonato con i commentatori che riportano pensieri vaghi, inesatti o lo commentano attraverso tesi false. Il culmine è nell’agosto 2016, quando risponde su Facebook a un utente che ha commentato un suo status sul terremoto che ha colpito il centro-Italia contrapponendo la situazione di disagio in cui vivranno gli sfollati con l’attività di accoglienza che viene invece prestata ai rifugiati nel nostro Paese, chiosando in modo caustico: “Mi stavo giusto chiedendo se sarebbe spuntato fuori un altro così decerebrato, da pensare e poi scrivere una simile idiozia. Lei pensa che il prossimo le sia simile. Ma non c’è distanza maggiore che tra il virtuale e il virtuoso: eppure per lei se uno non grufola contro gli invasori è un fake. Lei è un webete”. Il successo del neologismo webete, ebete del web, è immediato e lo stile di commento diventa elemento distintivo, tanto che è presente su Facebook una pagina che colleziona i “migliori” commenti: “Enrico Mentana blasta la gggente”. Blastare – un adattamento dal verbo inglese to blast – significa deridere, sfottere, rendere evidente con crudo cinismo il torto altrui. La vita del culto Mentana e della sua Maratona è necessariamente parallela e la sintesi perfetta può essere ritrovata nella produzione di gadget dal basso come la maglietta che riporta il volto stilizzato su sfondo rosso di un Che Guevara-Mentana con la scritta “Hasta la maratona siempre”.
Maratona Mentana è quindi un esempio di trasformazione del modo di fare giornalismo tv in un ecosistema dell’informazione mutato, in cui la sfera pubblica si caratterizza per linguaggi più diretti della narrazione e i pubblici si sentono (ideologicamente) partecipativi. La Maratona assume allora i caratteri di luogo di riferimento per una televisione che sa dialogare con l’esistenza di una community che si autoconvoca e che aiuta ad accelerare le dinamiche che fanno della puntata un evento mediale e agevola i processi di celebrification mediante la produzione e la circolazione di contenuti prodotti dal basso. Ma il suo cuore pulsante è tutto di stampo televisivo, ed è contenuto nella vocazione di prodotto generalista e accessibile che si è aperto al carattere pop della politica, diventando parte di una cultura condivisa, un gesto automatico sul telecomando che porta il pubblico a casa a schiacciare il pulsante per esserci e per poter far parte di questa gara simbolica sulla distanza.
Giovanni Boccia Artieri
Professore ordinario di Sociologia della comunicazione e dei media digitali all’Università di Urbino Carlo Bo, dove dirige il Dipartimento di Scienze della Comunicazione Studi Umanistici e Internazionali e coordina il dottorato in Studi Umanistici. Tra le pubblicazioni recenti, Fenomenologia dei social network. Presenza, relazioni e consumi mediali degli italiani online (con Francesca Pasquali, Laura Gemini, Simone Carlo, Manolo Farci, Marco Pedroni, 2017) e Le teorie delle comunicazioni di massa e la sfida digitale (con Sara Bentivegna, 2019).
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