Delle criptovalute capiamo poco, ma anche le spiegazioni più dettagliate sono insoddisfacenti. Perché i cambiamenti stanno altrove, nella sostanza dei soldi che cambia, e tutti ci attraversa.
Che cosa sono le criptovalute? Mi sto perdendo facili guadagni o, peggio ancora, rimarrò tagliato fuori dal mercato finanziario del futuro? Dovrei sforzarmi di capire come funzionano?
Probabilmente te lo sei domandato se sei stato recentemente a qualche cena dove c’era un amico informatico. Hai chiesto come funzionavano, ti hanno risposto cose complicate, e i quesiti sono rimasti senza una risposta comprensibile. Non erano le domande giuste, e comunque il responso tecnico non ti servirà a molto. Non hai bisogno di conoscere nel dettaglio le leggi dell’elettromagnetismo per fare buon uso di un interruttore di corrente, no? Devi piuttosto chiederti: Cosa sono i soldi? A che cosa servono? Non credo che sia qualcosa a cui si pensa in modo abbastanza profondo. È quel che capita sovente con tutte le illusioni condivise: tutti quanti ne danno per scontata l’esistenza, si adattano alla concezione più in voga e muoiono senza sapere nemmeno cosa siano.
Oltre lo scontato
Se cerchiamo sul web, scopriamo che le prime monete risalgono al 700 a.C. e vengono dall’Asia Minore. Erano essenzialmente una maniera più comoda per fare scambi commerciali, cosa che si fa da quando esistono i beni di scambio. I Sumeri commerciavano già almeno dal 3000 a.C., quindi niente di nuovo. Oggi gran parte di noi le considera ancora così – un mezzo che coadiuva gli scambi di oggetti – ma è una concezione che in effetti non è più al passo con i tempi. I soldi sono cambiati. Per un sacco di tempo, a ogni somma di denaro esistente corrispondeva un bene fisico, come dei lingotti d’oro, per esempio. Dal 1971 la corrispondenza è venuta a mancare: si è deciso che il denaro può essere fiduciario, quindi slegato dalla materia. Sulle potenziali conseguenze di questa decisione della Banca Mondiale vi rimando ai tanti documentari che spiegano i misteri e/o complotti della finanza, e ne trovate quanti ne volete, se vi piacciono. Nessuno di questi, però, considera veramente qual è il cambiamento di paradigma che è avvenuto nei soldi: da oggetto finalizzato a uno scambio di materia, è diventato un mezzo per effettuare scambi astratti. È diventato, per definizione, un linguaggio articolato.
Anche il denaro oggi è quasi del tutto immateriale, e se non lo percepiamo materialmente con i cinque sensi possiamo dire che il suo impatto su di noi avviene solamente a livello emotivo. Il denaro è solamente emozione: possiamo amarlo o odiarlo, bramarlo o sprezzarlo.
Se ci pensi, mentre prima era un linguaggio legato al concreto – io do te uovo, tu da me verdura – adesso è possibile dialogare in termini astratti, elaborare concetti complessi e forme di pensiero, come ogni linguaggio che si rispetti. È per questo che quelli che ne studiano solo la grammatica (ossia gli esperti di bitcoin che hai incontrato a cena, e sono la maggior parte) non ci faranno mai un granché di significativo. Non basta saper sillabare per scrivere un buon romanzo, e conoscere la chimica dei pigmenti non è un requisito fondamentale per un buon pittore. In generale, il valore di uno scambio comunicativo non è assoluto: è percepito individualmente, dipende dal contesto, e dall’effetto che provoca. Si può valutare, per esempio, in base all’emozione che induce. In effetti, anche il denaro oggi è quasi del tutto immateriale, e se non lo percepiamo materialmente con i cinque sensi possiamo dire che il suo impatto su di noi avviene solamente a livello emotivo. Il denaro è solamente emozione: possiamo amarlo o odiarlo, bramarlo o sprezzarlo, e non è così ovvio prendere in considerazione questo aspetto. Proprio di questa materia intangibile sono fatti i venti che scuotono le ramificazioni dei mercati globali.
Emozioni e corporeità
Se vi sembra esagerato, provate a ricordare cos’è successo nel 2008. Il crollo della borsa che nessuno era riuscito a prevedere è stato a tutti gli effetti un attacco di panico, una forte ondata emotiva “tecnicamente illogica” secondo gli esperti dell’epoca, che si basavano esclusivamente su previsioni statistiche. C’era un errore di fondo in quelle analisi: si dava per scontato che le persone pensassero solamente in modo razionale quando si parlava di investimenti. Giustamente, è logico pensare che quando qualcuno compra o vende si chieda con calma quale sia la soluzione che garantisce più profitto e propenda per quella. Ma quante volte compri o vendi in quella maniera? Nella vita normale, quasi mai. Pensi che i grandi investitori siano così diversi? Non è così. Aggiungi il fattore emergenza: quando un palazzo crolla, quasi tutti scappano in preda al panico e fanno un sacco di errori di valutazione.
Proprio in seguito a quella crisi si è cominciata a formare una nuova generazione di analisti di mercato che prendono in grande considerazione il fattore emotivo come elemento incidente sui mercati. Ormai da parecchi anni c’è gente che si occupa di capire se il mercato è piuttosto sereno o se forse soffre di una leggera malinconia stagionale. Questo per farvi capire l’importanza che hanno le emozioni oggi. Ma si tratta pur sempre di analisti, una sorta di psicologo del mercato finanziario. Quel che ci interessa, direi, è qualcosa di diverso. Come ogni mezzo espressivo, penso che la cosa più importante sia trarne un’esperienza gratificante. E come per l’arte, non puoi far finta di apprezzare Kandinskij se non ti sembra poi tanto diverso dagli scarabocchi di tuo nipote: bisogna arrivarci per gradi.
Quelle sperimentazioni si stanno intrecciando indissolubilmente nel tessuto stesso della rete che ci collega tutti: se prima internet era fatto di informazioni e poi di reti sociali, ora forse è fatto della stessa materia dei soldi.
Esprimersi con il denaro significa sia guadagnarlo bene sia spenderlo con soddisfazione. Non è detto che una persona molto ricca sia un artista pecuniario. L’accumulo non è mai stata una forma d’arte, e nemmeno lo sfoggio. Un buon esempio è un soggetto che ne guadagna molto e ne è anche contento – non è scontato che le due cose vadano di pari passo. Bisogna prendere esempio da loro. Un tratto che hanno in comune è che molto spesso sono partiti dal concreto prima di arrivare all’astratto. Ne troviamo molti nel mondo dell’hip hop, gente che ha un contatto fisico e tattile con il denaro. Gli piace molto di più toccare le banconote, sentirne il peso nelle tasche, piuttosto che pagare con la carta contactless. Diversi studi fin dagli anni Ottanta hanno confermato l’utilità di queste pratiche: vi si consigliava spesso di annusare i soldi per creare un contatto emotivo. Proprio i rapper, che a tutti gli effetti vivono della loro arte, fanno un uso spesso molto poetico del denaro: lo tirano, lo spendono in modi bizzarri, e nonostante questo continua a ritornargli. Vivono nel flusso espressivo del cashflow. Non credo che tutti quelli che indulgono in questi atteggiamenti, spesso ritenuti di cattivo gusto da gente poco sensibile, lo facciano per puro sfoggio. Togliendo il velo del giudizio, possiamo vedervi invece il tributo alla bellezza che possono irradiare i soldi. Noi europei siamo troppo intrisi di secoli di pauperismo post-cattolico per coglierne la poesia, ma in oriente ho visto templi decorati con bandierine di banconote e monaci che meditavano di fronte a esse, e non ne ho avuto un’impressione pacchiana.
Se veramente è un nuovo linguaggio che si sta sviluppando, dobbiamo digerire un bel po’ di cose della nostra cultura per creare i primi sonetti, o almeno per goderne. Altrimenti, difficilmente saremo al centro del nuovo Rinascimento. Sì, perché se le epoche seguono una logica ce ne dovrebbe proprio essere uno, dopo il Medioevo Digitale che abbiamo vissuto fino ad ora. Ci sarà molto da imparare e molto di riscrivere. Oggi l’astrattismo finanziario è ancora terra di sperimentazione feroce e decifrabile difficilmente. Si accumulano cifre esorbitanti spese nel giro di minuti, rincorrendo grafici che somigliano a ottovolanti. Ma quelle sperimentazioni forse si stanno intrecciando indissolubilmente nel tessuto stesso della rete che ci collega tutti: se prima internet era fatto di informazioni e poi di reti sociali, ora forse è fatto della stessa materia dei soldi. Tra poco non potremo più distinguerli uno dall’altro. Forse, come il Falcone Maltese, insieme diventeranno la materia di cui sono fatti i sogni.
Dr. Pira
Giovane promessa dell’atletica, dopo un terribile incidente decide di dedicarsi al fumetto. Nonostante abbia lavorato con numerose riviste, televisione e grandi nomi dello spettacolo (da Luca Guadagnino a Fedez a Elio e le Storie Tese), rimane noto per avere abbassato gli standard tecnici della Nona Arte con I Fumetti della Gleba, il più longevo fumetto online italiano.
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